Tre biografie

Walter Barbero secondo Walter Barbero
Sono nato a Roma nel 1941, non lontano da Piazza di Spagna. Quand’ero bambino andavo, nelle sere d’estate, a prendere il fresco con mia nonna sulla scalinata di Trinità dei Monti e, andando e tornando, passavamo accanto al palazzo di Propaganda Fide di Bernini e Borromini. Mio nonno, invece, mi mostrava il tiburio di S. Andrea delle Fratte e poi mi portava a Piazza Navona, e ho finito col fare l’architetto. Poi, dal 1973 al 2006, ho anche insegnato alla Facoltà di Architettura del Politecnico di Milano.
Sembra un itinerario a una sola dimensione e lo sarebbe diventato se, da piccolo, non ci fossero stati i coperchi delle scatole delle scarpe sui quali dipingevo navi e, poi, verso i 14 anni, uno zio fotoincisore che mi insegnò a usare la sua vecchia Leica. Il fascino della scrittura lo avevo già scoperto in prima media: scrivere per raccontare, come mi insegnavano i libri di viaggi, i racconti storici di mio nonno e quelli di navigazione di mio padre.
Questo l’imprinting e, da questo, disegnare scrivere fotografare; progettare: saper vedere quello che ancora non c’è in architettura, disegno, scrittura, fotografia. E viaggiare, per stupirsi del diverso e imparare a rispettarlo.
Il raccontare diventa, col tempo, sempre più complesso e, allora, affiora per frammenti: in architettura, disegni, fotografie, scritture. Ogni tanto un particolare stato di grazia fa emergere il racconto, tutto intero, da una sola di queste attività, ma è raro. Bisognerebbe, altrimenti, essere dei grandi artisti.

Walter Barbero | Biografia
Valtere (Walter) Barbero nasce a Roma il 4 ottobre 1941.
Nel 1969 si laurea in architettura alla Facoltà di Architettura del Politecnico di Milano. Nel 1970 è abilitato all’esercizio della professione e si iscrive all’Ordine degli Architetti della provincia di Bergamo con il n° 100.
Già da prima della laurea (1967) collabora come progettista con gli architetti G. Gambirasio jr e G. Zenoni. Dal 1970 esercita la professione di architetto, da solo o in gruppo, realizzando progetti e concorsi, nei settori dell’architettura, del design e della progettazione urbana, in Italia e all’estero. Nel 1973 inizia la sua attività di universitario, che, dal 1981, lo vede in ruolo come ricercatore confermato e, dal 1992, docente di Progettazione Architettonica e Caratteri Tipologici dell’Architettura (poi Analisi della Morfologia Urbana e della Tipologia Edilizia). Dal 1979 è chiamato come esperto a far parte di commissioni e comitati scientifici, nonché a dirigere seminari di progettazione, ricerche nazionali e internazionale e progetti di cooperazione internazionale.
Sue opere sono state pubblicate sulle più importanti riviste italiane e europee e su numerosi libri. Per un totale di 53 pubblicazioni. Nello stesso tempo la redazione delle sue esperienze di ricercatore e esperto lo porta alla pubblicazione di 89 titoli, di cui 6 libri.
Si indicano di seguito solo alcune attività legate alla progettazione a scala urbana e agli allestimenti.
Ordinatore della sezione “Centro e periferia” della XVI Triennale di Milano (1980-81); esperto nella Commissione di studio per la riabilitazione dei grandi organismi architettonici antichi di Bergamo (1983-85); direttore di ricerca (FED) sul sistema insediativo del Burundi (1984); direzione di ricerche-progetto a scala urbana a Tunisi (1987, 1988, 1989, 1990), Fes (1987, 1988), Sousse (1991); direzione del corso di perfezionamento “Estudo e recuperação dos centros historicos” (1989, 1990, 1991) i cui progetti, fatti propri dalla Prefeitura (comune) di Rio de Janeiro, sono in parte realizzati; coordinamento (con M. Molon) dell’equipe del Politecnico di Milano nel progetto di riabilitazione urbana “Un mejoramiento posible” a S. Domingo (1993); direzione tecnico-scientifica del progetto CEE Med-Urbs per la medina di Gafsa (Tunisia, 1993-95) e di Bqaa Kafra (Libano, 1995-98); esperto nell’equipe internazionale per la riabilitazione dei centri storici di Sidone (Libano) e Tartous (Siria, 1997); direzione tecnico-scientifica del progetto UE di recupero del villaggio storico di Douiret (Tunisia, 1997-2001); direzione tecnica e scientifica del piano di salvaguardia di Bqaa Kafra (Libano, 1999); membro del comitato scientifico (2001-05) e direttore didattico (2005) del Master del Politecnico di Milano “Riqualificazione degli insediamenti per la cooperazione e lo sviluppo”; direzione scientifica della ricerca-progetto, con finanziamento UE, “Il museo diffuso di Monte Cofano” (2002-03); esperto a Oujda (Marocco) per la valutazione delle opere realizzate dalla Cooperazione Italiana (2006); progettazione e realizzazione di un “Village scolaire” a La Tapoa (Niger, 2008).
Ha promosso e curato la realizzazione dell’Atlante antropologico “La périphérie du Parc W” portato a compimento da Africa70 nel 2011.
Ha allestito, all’Accademia Carrara (Bergamo), le mostre dedicate a Evaristo Baschenis (1996); Lorenzo Lotto (1998); Caravaggio (2000); Bergamo l’altra Venezia (2001); La collezione Rau (2002); Fra Galgario (2003); e, al Museo Bagatti Valsecchi (Milano), La Medusa di Caravaggio (2004). Dal 2006 cura l’illuminazione del centro di Bergamo e delle sue architetture durante il festival annuale “Notti di luce”.

Walter Barbero secondo Stefano
Era un sommozzatore, un architetto, uno scrittore, un antropologo, un disegnatore, un viaggiatore professionale, una guida culturale e geografica per i giovani di molti paesi, un navigatore su gozzi dall’arcaica velatura triangolare, un accademico antiaccademico, un fotografo scientifico e poetico, un archeologo, un cuoco filologico, un collezionista di meraviglie, un designer, un artigiano dalle mani capaci, un restauratore di città, un fumatore, un allestitore di mostre e musei, un cultore di letteratura e di amicizie.
Walter Barbero era la persona più cubista che io abbia conosciuto. Non solo per le innumerevoli sfaccettature dei suoi interessi, ma soprattutto perché ogni aspetto della sua visione  era vissuto e praticato con rigore cristallino, tridimensionale e cartesiano. Anche se queste forme, in cui organizzava le sue molte conoscenze e immaginazioni erano mosse da un’energia passionale, ma contenuta e riservata, che premeva dall’interno e rendeva la sua parola lenta, meditata e ironica, divertita dal cogliere i sostrati mitici di ogni sistemazione concettuale e razionale del mondo.
Stefano Levi Della Torre